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"L'albergo delle 5 stelle" è un apologo sul mondo di oggi, un mondo in cui, come affermava un personaggio di Ibsen, nella sua opera più famosa "Rosmersholm", c'è "miseria nera", assenza completa di ideali. In questo albergo isolato, fuori dal mondo, si ritrovano quattro personaggi e una coppia: un trader, chiuso tutto il giorno e parte della notte (o viceversa) a vegliare sui diversi flussi di capitali oscillanti da un continente all'altro; un reduce da una guerra o da una rivoluzione - poco importa - a testimonianza della violenza che ogni guerra produce; una coppia di amanti sadomaso, che hanno trasformato un sentimento nobile come l'amore in qualcosa di squallido e innaturale; un pastore evangelico che non crede più di poter convertire il mondo e si rifugia in una forma di radicalismo eretico, anch'esso pericoloso. Infine un'attrice - l'unico personaggio positivo - che si ritira in questo albergo per non mostrare al suo pubblico i segni della incipiente vecchiaia. A rompere l'apparente equilibrio è l'omicidio di uno degli ospiti. Scatta così la ricerca dell'assassino e con esso il meccanismo del giallo con le sue regole, ormai consolidate. Un romanzo che pone alla fine al lettore una domanda, la stessa che si fa il commissario a conclusione della sua indagine: "il denaro contamina anche le cose più sane: anche la misericordia mostra un volto spregevole, e allora?" Appunto, allora?